David Gerard talks to a young girl during an event at Rugby World Cup 2023
RWC

Inside View - Articolo 3

Lottare per il futuro

I giocatori della Coppa del Mondo di rugby ispirano le nuove generazioni

10 min.
Esiste un lato del rugby che raramente si vede. Ecco perché abbiamo dato ai protagonisti della Coppa del Mondo di rugby 2023 la possibilità di raccontare la loro storia, a modo loro. In questo terzo articolo della nostra serie Inside View, che getta una nuova luce sul rugby, l'allenatore degli avanti del Portogallo David Gérard rivela come le difficoltà incontrate in passato lo abbiano aiutato a costruire la sua vita, a uscire dalla sua zona di comfort e a essere sempre riconoscente con i giocatori e la comunità.

"Correre non era la risposta. Quando correvo, il risultato era lo stesso. Dovevo affrontarli".

David Gérard non parla del suo periodo da giocatore di rugby professionista per il Bordeaux, il Tolosa o il Northampton. Ricorda invece le gang violente che da giovane lo prendevano di mira nelle strade della sua città natale, Tolone.

"Lottavo, non perché lo volessi, ma perché non avevo scelta", racconta. "Camminavo per la città e mi ritrovavo quattro, cinque, sei persone che mi saltavano addosso, solo per fare a botte. Bisogna crescere il più velocemente possibile, perché se sei ancora un bambino nella tua testa, ti distruggono".

David, ora allenatore degli avanti del Portogallo, ha deciso che fuggire era inutile, e che affrontare i suoi aggressori a testa alta era l'unica soluzione. Questa lezione precoce se l'è portata dietro tutta la vita e ha contribuito a formare la persona e il mentore che è oggi.

Dovevo affrontarli"

Capire da dove viene una persona permette di avere un'immagine più chiara di chi è diventata. Nel caso di David, si tratta di una persona resiliente, divertente e gentile, una persona che non si accontenta mai e che ricambia sempre il favore.

LASCIARSI TUTTO ALLE SPALLE

Per capire chi è David e come è diventato un campione della European Rugby Champions Cup e allenatore del Portogallo alla Coppa del Mondo di Rugby 2023, dobbiamo fare un passo indietro, al luogo da cui proviene: un quartiere malfamato di Tolone.

"Vengo da una zona povera", racconta. "Il rugby qui non è solo uno sport, è parte di me". Da adolescente, David non vedeva il rugby solo come un passatempo, ma come una via di fuga dalla povertà e dalla violenza che incontrava regolarmente per strada. 

"Mi ha salvato la vita", afferma alzando le spalle. "E anche quella della mia famiglia". A 17 anni, quando ha lasciato la città per giocare nel Bordeaux, a più di 700 km di distanza, ha sconvolto parenti e amici. "Se fossi rimasto a Tolone, sarei stato in difficoltà", afferma. "Ero richiesto dalla maggior parte dei club francesi. Se non avessi agito, sarebbe stata la scelta peggiore della mia vita".

"A volte, se vuoi ottenere qualcosa di grande, di enorme, devi uscire dalla tua zona di comfort. Avevo bisogno di perdere le mie comodità e anche la mia famiglia, perché andando via ho perso tutto".

Ognuno dovrebbe poter raccontare la propria storia, ed è per questo che abbiamo dato ai giocatori e agli allenatori come David delle videocamere per documentare la propria vita nello sport e fuori.

Un primo piano di David Gérard da giovane quando giocava a Tolosa

David Gérard quando giocava a Tolosa. Getty Images.

Con indosso un abito, David sorride alla cerimonia in vista della Coppa del Mondo di Rugby 2023

David alla cerimonia in vista del torneo

Il rugby mi ha salvato la vita"

Solo e in una nuova città, David ha dovuto combattere un altro genere di lotta. "Ero l'unico ragazzino in una squadra di professionisti", racconta. "Dovevo trovare il mio posto tra giocatori che avevano la stessa età di mio padre. Per farlo ho lottato duramente, e per tre anni ho giocato ogni partita del Bordeaux".

Il rugby ha cambiato la vita di David. Con questa serie Inside View vogliamo cambiare il modo in cui le persone vedono lo sport. Offrendo alla nazionale del Portogallo la possibilità di raccontare la propria storia, non solo gettiamo una nuova luce sul rugby, ma permettiamo ai giocatori di vedere se stessi da una nuova prospettiva: dal ruolo che ricoprono in campo, a quello che svolgono nella vita.

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IN CERCA DI PERICOLI

Dai giocatori più giovani della nazionale, David si aspetta che rifiutino le comodità e lottino per ottenere qualcosa: due cose che lui ha fatto fin da ragazzo.

Nel 2000 è partito per giocare nel Tolosa, con cui avrebbe vinto i massimi riconoscimenti di questo sport. Tuttavia, dopo aver vinto il suo secondo trofeo della Heineken Cup nel 2005, si sentiva insoddisfatto ed eccessivamente a proprio agio. "Avevo bisogno di mettermi in pericolo un'altra volta", racconta. Nel 2006 si è unito ai Northampton Saints.

"Mi sono trasferito in Inghilterra per giocare in un club disdegnato da tutti", racconta. "Ero l'unico giocatore francese della squadra. Nessuno mi ha rivolto la parola per settimane. Mi dicevano solo 'ciao' o 'a domani'". "Dovevo combattere di nuovo. Ma questa volta era diverso, perché non ero più un bambino, ero un internazionale francese".

L'illustre carriera di David, il suo costante desiderio di superare i propri limiti e il suo istinto di lotta sono un tema costante che ha plasmato il suo approccio al modo in cui vive come persona e si comporta come allenatore. 
"Ho preso molte cose da luoghi diversi. È per questo che, quando alleno, sono un po' francese, un po' portoghese, un po' inglese, un po' sudafricano: ho assorbito tutto e mi sono costruito da solo. Tutta la mia vita gira intorno al rugby".

Immagine di David oggi, con la squadra e lo staff del Portogallo sul campo di allenamento.

David, lo staff e i giocatori sul campo di allenamento di Perpignan.

In piedi con le braccia incrociate, David guarda la sessione di allenamento

David guarda da vicino la sessione

David parla con due giocatori del Portogallo durante l'allenamento a Perpignan

David offre alcuni consigli ai giocatori

I giocatori del Portogallo ascoltano David durante l'allenamento

Dare istruzioni ai giocatori del Portogallo

GIOCARE D'ANTICIPO

Nel corso della sua carriera professionale e del suo ruolo di allenatore, David ha donato il suo tempo e il suo denaro a diversi enti di beneficenza, aiutando le persone negli ospedali, nelle carceri e altrove. È orgoglioso di essere presente per le persone, che siano i suoi giocatori, la sua famiglia o coloro che ne hanno più bisogno.

Perché? Perché a volte la propria presenza vale più del denaro. "Mi piace portare qualcosa di me alle persone. A volte non sono i soldi, ma la mia presenza. Porto sorrisi, passione, talvolta sogni".

Devi cambiare atteggiamento, non puoi portare la tua tristezza con te"

È qui che emerge il lato più gentile dell'ex giocatore di rugby alto 1,98 m. Ricorda un momento toccante durante una partita a scacchi con una bambina in un ospedale pediatrico. "Ero di fronte a una ragazzina. Lei mi ha guardato e mi ha detto: 'Smettila di guardarmi così'".

"Mi ha detto: 'Pensi che sia sfortunata a essere così? Non sono fortunata, ma non ho scelta. Ma non guardarmi come un animale o come qualcuno che morirà la prossima settimana. Forse morirò il mese prossimo o tra qualche mese, ma per favore non guardarmi così'. Aveva solo 12 anni e mi ha distrutto".

"Mi è dispiaciuto molto. Ma devi cambiare atteggiamento, non puoi portare la tua tristezza con te. Lei non ha bisogno di vederla". "Cose come questa ci rendono più ricchi. Faccio quello che devo, per me e per gli altri".

Attraverso le persone che ha incontrato e le storie che ha sentito, David è in grado di vedere la sua vita e la sua carriera per quello che sono: un sogno. E nel condividere questo sogno, crede di poter fare la differenza. "Mi ha fatto pensare che la mia vita, anche se non era facile, è diventata un sogno. Fare quello che sto facendo ora, allenare una squadra e giocare a rugby come professionista, per me è un sogno".

"Mi sento fortunato, e proprio perché mi sento fortunato devo parlare con loro [le persone che incontra facendo beneficenza] e spiegare che tutto può succedere. A volte devi fare un sacrificio in più, un passo in più, per raggiungere l'obiettivo". Gli allenatori come David e i giocatori del Portogallo usano la videocamera Canon PowerShot V10 per portarci dietro le quinte della Coppa del Mondo di Rugby.

Un giovane giocatore di rugby lancia la palla mentre un altro guarda

Alcuni ragazzi mostrano le proprie abilità in occasione di un evento durante il torneo

Una ragazza con le braccia in alto pronta a prendere la palla in volo

Un giovane tifoso di rugby si esercita

Un giocatore del Portogallo lancia la palla a un giovane tifoso durante un evento

I giocatori del Portogallo vengono coinvolti

I giocatori posano per una fotografia insieme a giovani tifosi

I giocatori e alcuni ragazzi posano per le fotocamere

IL LATO UMANO DEL RUGBY

Di fronte alle offerte di allenare in patria e ai contatti della nazionale portoghese, David si è rivolto alla figlia di nove anni per un consiglio. Come parte della sua educazione orientata al rugby, le aveva mostrato il filmato della storica vittoria del Giappone contro il Sudafrica alla Coppa del Mondo di rugby 2015. Vedendo i sostenitori del Giappone piangere di gioia, la bambina ha capito immediatamente che suo padre avrebbe dovuto accettare la sfida di allenare i giocatori del Portogallo, per creare momenti magici come quello. "Mi ha detto: 'Vai da loro'. Le ho chiesto: 'Perché?' e lei mi ha risposto: 'Perché voglio vederti felice'".

Sono storie come questa che ispirano continuamente il suo amore per il rugby. Per David, le statistiche e ciò che accade sul campo dipingono solo una parte del quadro. Ciò che gli interessa di più sono le persone dietro al gioco: ed è proprio questo che sta immortalando con la sua videocamera Canon, in occasione della Coppa del Mondo di rugby.

"Il rugby è solo rugby, uno sport", dice. "Siamo esseri umani che praticano uno sport, con problemi, difficoltà, ma anche cose belle, e questo è fantastico".

"Sto allenando un pilone destro francese, e ciò che più mi importa è che ha una moglie, dei figli, ama la pasta, odia il riso, ride alle battute sconce e piange quando gli dici che devi perdere due kg".

"Ai miei giocatori dico: 'Se devi piangere davanti a me, piangi. Se devi essere aggressivo davanti a me, sii aggressivo. Non nasconderti, la vita non è così'".

David sorride mentre guarda un telefono cellulare
Primo piano di palloni da rugby

FARE QUALCOSA DI "ANORMALE"

Che si tratti dei suoi giocatori, di sua figlia o delle persone che aiuta con la beneficenza, David spera di ispirare tutti a realizzare ciò che ritengono impossibile. Qualcosa di grande o "anormale".
Naturalmente spera che il Portogallo vinca il maggior numero di partite possibile, ma David guarda sempre oltre lo sport per concentrarsi sul lato umano.

Dobbiamo avere paura di perdere il nostro lato umano e ciò che ci ha fatto diventare giocatori di rugby"

"Voglio che mia figlia e tutti gli altri provino qualcosa quando guardano i ragazzi giocare. Che sentano che non abbiamo paura in campo. Non abbiamo paura di perdere una partita".

"Dobbiamo invece avere paura di perdere il nostro lato umano e ciò che ci ha fatto diventare giocatori di rugby. Voglio che i miei giocatori sentano questo". "Voglio che anche lei, a nove anni, lo senta. Che provi delle emozioni, ed è ciò che voglio per tutte le persone. Che le provi guardando qualcuno che lotta in campo, non per un risultato, ma più per orgoglio, per fede. 'Fede' è la mia parola preferita. Bisogna avere fede. Fede nel fatto che i ragazzi abbiano la capacità di fare qualcosa di grande".

E anche se David dice che vincere o perdere non è tutto, il suo amore per i film sportivi si riflette nei suoi sogni, mentre si prepara per la prossima partita alla Coppa del Mondo di rugby 2023.
"Amo i film sullo sport, perché succede sempre qualcosa di anormale. E se un giorno il Portogallo farà qualcosa di anormale, allora forse ci faranno un film. E magari Bruce Willis interpreterà mio padre!"

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