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L'obiettivo di cui non posso fare a meno: Sophie Darlington ci parla della sua carriera nel cinema naturalistico con un obiettivo Canon CN20x50

Sophie Darlington films penguins in Antartica with Canon lenses.
La direttrice della fotografia Sophie Darlington viaggia per il mondo riprendendo la natura ed è recentemente stata in Antartide per girare il documentario "Penguins" per Disneynature. © Disneynature

"Sono diventata una direttrice della fotografia naturalistica per caso, ma ho sempre adorato la luce. Quando la luce tocca qualcosa in modo particolare, sento quasi un dolore fisico a non immortalarlo". Sophie Darlington è una direttrice della fotografia dall'istinto forte quanto quello delle creature che riprende.

Una direttrice della fotografia naturalistica vincitrice di un BAFTA sempre all'avanguardia nel suo settore, i cui progetti la portano in giro per il mondo per mesi interi. In essi, Sophie ci mostra la natura nei suoi momenti inosservati, dando loro l'attenzione che meritano e mettendo in luce i problemi legati alla conservazione delle specie.

Il suo approccio è sia pratico – "un obiettivo rapido e di qualità è fondamentale" – che artistico, con il fine di "trovare quell'alchimia perfetta tra la luce e la natura" per creare sequenze cinematografiche mozzafiato. Attraverso la bellezza, dice, "si può far sentire qualcosa alle persone". Nel mondo moderno ed estraniato dalla natura in cui viviamo, è la capacità di portare gli spettatori nel mondo dei suoi soggetti ciò che conta di più.

 

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"Inizialmente, volevo soltanto lavorare e riprendere la natura e gli animali", spiega durante una pausa che l'ha riportata nella sua città natale, Londra, in Inghilterra. "Certo, voglio riprendere la natura, ma mi chiedo… non sarebbe bellissimo poter fare la differenza? Non sarebbe bellissimo riuscire a ispirare le persone? Sarebbe un risultato straordinario". Con tono incerto, prosegue: "Sembra molto nobile, vero? Ma è così".

Verso la fine della sua adolescenza, Sophie lavorava e viveva in Tanzania quando ha incontrato una troupe della BBC, in quello che si sarebbe rivelato essere un "momento di illuminazione" che avrebbe poi definito il corso della sua carriera. "Mi hanno detto di andare a scuola di cinema", ci spiega. Ma non l'ha mai fatto. Invece, ha iniziato a lavorare come Camp Manager per Hugo van Lawick, marito della pionieristica primatologa Jane Goodall – Hugo la stava riprendendo per il National Geographic. Nel corso degli anni successivi, Sophie ha imparato l'arte del cinema nel Serengeti.

Ora che il documentario "Penguins" di Disneynature – un racconto di formazione su un pinguino di Adelia chiamato Steve, ambientato nella primavera antartica – e un'altra serie su un branco di leoni nel Maasai Mara hanno ricevuto l'apprezzamento della critica, Sophie ci parla della sua carriera, delle sue attrezzature e dei suoi obiettivi. Non è un percorso che ritiene si possa imitare, ma forse può essere d'ispirazione.

I leoni sono uno dei tuoi soggetti preferiti, ti va di parlarcene?

"Sì. Ho ripreso leoni in tutta l'Africa, compresa quella orientale, e questi animali mi affascinano. Sentivo di poter girare un documentario sui leoni da una prospettiva diversa… che non fosse incentrata sulla caccia, ma sulla famiglia. Moltissimi programmi naturalistici meravigliosi sono formati da sequenze: si può avere una sequenza di sei minuti per illustrare un singolo comportamento. Un altro approccio possibile è quello di seguire una famiglia di leoni per un determinato periodo e vedere cosa succede".

Adottando questo approccio, quanto è difficile ottenere le riprese che ti servono?

"La natura non segue un copione, ma nel Maasai Mara abbiamo assistito a una storia davvero straziante – una storia purtroppo molto reale e importante che sono felice di aver raccontato, riguardo il fenomeno degli avvelenamenti. È stato un brutto colpo. Ce ne siamo andati con un messaggio fondamentale: sono rimasti soltanto 20.000 leoni in Africa e forse 2.000 in Kenya, il che è scioccante".

Passare molto tempo a riprendere un'unica famiglia di animali sembra rischioso dal punto di vista finanziario, quali sono i vantaggi?

"Direi la possibilità di immergersi davvero nella vita di un animale e arrivare a comprenderlo. Il tempo è fondamentale in ogni programma di storia naturale, ma è importante anche avere a disposizione attrezzature che ti permettano di raccontare quella storia. Se ci vuole un anno per ottenere un montaggio di 10 minuti, bisogna essere certi di poterlo immortalare".

Two penguin chicks in Antartica.
Sophie trascorre lunghi periodi di tempo a riprendere singole famiglie di animali, ma deve essere pronta a immortalare l'azione non appena si verifica, quindi ha bisogno di un kit su cui poter fare affidamento. "Utilizziamo tutti lo stesso obiettivo, perché soltanto Canon offre un ultra-zoom per la fotografia naturalistica con le giuste caratteristiche", afferma. © Disneynature

Le considerazioni tecniche variano molto da luogo a luogo, da ripresa a ripresa?

"I limiti sono quasi sempre gli stessi. Quando arriva il momento di riprendere, un solo obiettivo non basta. Non serve a niente avere soltanto un campo medio, non è sufficiente. Occorrono scatti diversi: gli occhi, le zampe, il becco, le piume… e ti serve anche che questi dettagli vengano belli grossi, per cui utilizziamo sempre degli ultra-zoom. Io preferisco gli obiettivi a focale lunga".

Te ne viene in mente uno in particolare?

"L'obiettivo Canon CN20x50 è l'unica scelta possibile. Ognuno usa videocamere diverse, ma utilizziamo tutti lo stesso obiettivo, perché soltanto Canon offre un ultra-zoom per la fotografia naturalistica con le giuste caratteristiche".

Parlando di questo, pare che tu sia molto apprezzata per il modo in cui sfrutti la profondità di campo. Questo taglio cinematografico ha sempre fatto parte del tuo senso estetico?

"Secondo me, quando si guarda la natura è molto importante sapere cosa stiamo guardando. A volte, nelle grandi scene epiche, ci si può perdere nei dettagli. Ho iniziato girando in super 16 e 35, in quel caso tutto dipende dai valori di F-stop e T-stop. Se si utilizzano filtri ND, si ottiene una profondità di campo ridotta. Di norma, quando si gira al rallentatore si ha bisogno di tutta la luce possibile, il che riduce la profondità di campo. In ambito naturalistico tutto rimanda a questo e, avendo lavorato ad alcuni film, mi trovo a mio agio. È bellissimo quando guardi un animale negli occhi, più nitido che mai, mentre tutto il resto è fuori fuoco. Molto cinematografico".

A close-up of a seal in Antartica.
Sophie si impegna per conferire un taglio cinematografico al suo lavoro. "È bellissimo quando guardi un animale negli occhi, più nitido che mai, mentre tutto il resto appare morbido". © Disneynature
A boxer and trainer are lit from above by a shaft of light as they sit in a dim gym being filmed by a camera crew using a Canon EOS C700 FF.

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Com'è lavorare con l'obiettivo CN20x50 in questi piani minimi di messa a fuoco?

"Non avevo idea che esistesse la figura dell'addetto alla messa a fuoco finché non ho incontrato una troupe IMAX nel Serengeti. Ho visto un uomo utilizzare i numeri sull'obiettivo per impostare la messa a fuoco: io non l'avevo assolutamente mai fatto! È tutta una questione di sensazioni e può risultare facile se qualcosa viene verso di te a un ritmo molto regolare…così impari a conoscere l'obiettivo. Ma quando c'è un uccello che vola sull'acqua e non sai se andrà avanti o indietro, può diventare difficile".

"L'obiettivo CN20x50 è davvero un predatore. È incredibile perché ha una rotazione di 180°, una caratteristica fondamentale se stai mettendo a fuoco un ghepardo che corre. Probabilmente proverei a lavorare a F.11, ma a volte capita di riprendere al rallentatore a 90 frame al secondo e non è possibile".

"Non ho un follow focus, ho sempre preferito farlo a mano. È importante limitare al massimo le variazioni di lunghezza focale e l'obiettivo CN20x50, anche aggiungendo un moltiplicatore di focale da 1.5x, garantisce sempre la massima nitidezza, è sempre perfetto, senza alcuna aberrazione cromatica. Rispetto a tutti gli altri obiettivi che ho usato, il modello CN20x50 garantisce la qualità dell'immagine giusta per il 4K".

Le tue inquadrature sono sempre bellissime – perfettamente posizionate, ma quando si raggiunge la fine della gamma focale, come spesso accade, c'è pochissimo margine di movimento…

"Mi infastidisce molto quando qualcosa che non dovrebbe entra nell'inquadratura e in ambito naturalistico succede di continuo. Stavo girando "Penguins" per la Disney e c'era sempre un pinguino che entrava nell'inquadratura al momento sbagliato, una vera noia! In certi momenti avevo l'inquadratura perfetta e all'improvviso eccolo… un pinguino. L'inquadratura è assolutamente fondamentale!"

"Il mio occhio dominante è il sinistro e quando non posso utilizzarlo – magari perché ho guardato nel mirino per ore e inizio a sentire fastidio (come può capitare a chiunque) – passo al destro, ma riprendere con l'occhio destro non mi risulta istintivo come con il sinistro".

Si tratta di un problema diffuso?

"Non se ne parla spesso… Una volta avevo un assistente che stava lavorando a delle immagini, che erano ottime, ma non perfette. Abbiamo fatto una prova per scoprire quale fosse il suo occhio dominante. Ha detto: 'Oh, ho sempre usato l'occhio destro, ma sembra che quello dominante sia il sinistro'. Vi assicuro che le sue immagini sono diventate incredibili soltanto cambiando occhio. Quindi ecco un buon consiglio: verificate di usare l'occhio giusto. Non si sa mai".

Sophie Darlington films penguins in Antartica with Canon lenses.
Sophie suggerisce agli aspiranti fotografi di assicurarsi di riprendere con il loro occhio dominante. "Riprendere con l'occhio destro non mi viene istintivo come con il sinistro", afferma. © Disneynature

Cosa ne pensi dei dubbi sull'etica del cinema naturalistico?

"La natura è quello che è e il nostro compito non è quello di intrometterci, ma soltanto di documentarla in maniera onesta. Mi piace utilizzare obiettivi a focale lunga perché con quel grado di separazione si ha la certezza di non influenzare il comportamento degli animali in nessun modo. Ho assistito a momenti davvero strazianti. Ho visto una femmina di ghepardo venire incornata da una gazzella di Grant. È morta. Due giorni dopo, i suoi tre cuccioli l'hanno seguita".

Hai imparato a mantenere un certo distacco emotivo, dopo aver lavorato in questo settore così a lungo?

"A volte mi è capitato di piangere, ma erano soprattutto lacrime di rabbia e frustrazione nei confronti degli umani. Non riesco a credere che la gente sia disposta a pagare per vedere un animale, per poi mancargli di rispetto in maniera così assurda. Credo che i cellulari rappresentino una grande parte del problema. Forse siamo parzialmente responsabili, perché abbiamo il lusso di riprendere con obiettivi straordinari, che ti catapultano dritto nel mondo di quell'animale. Quando le persone se ne vanno in giro con i loro cellulari, è proprio questo che vogliono ottenere e l'unico modo per farlo è infrangere ogni regola del parco o ignorare il benessere dell'animale".

Il "dietro le quinte" di una serie naturalistica consente di comunicare alcune di quelle frustrazioni. E permette anche di farsi un'idea della polvere o delle condizioni difficili in cui lavorate!

"Il cinema naturalistico non avviene in un ambiente controllato. Al contrario, è caratterizzato da ambienti incredibilmente difficili. Magari stai girando su una spiaggia, ma c'è il vento, la sabbia, il mare, il sale, la polvere, il fango, le irregolarità del terreno. Devi tenere il treppiede sopra la testa e correre per brevi distanze… Ciò che conta è riprendere la scena, quindi molto spesso l'attrezzatura non è il primo dei tuoi pensieri. I nostri kit passano l'inferno".

Sophie Darlington sits on the ice with her back to the camera while filming penguins in Antartica.
Sophie si trova spesso a girare in condizioni estreme, per cui ha bisogno di attrezzature su cui fare affidamento. "Il cinema naturalistico non avviene in un ambiente controllato. Al contrario, è caratterizzato da ambienti incredibilmente difficili", afferma. © Disneynature
A cluster of penguins captured by Sophie Darlington in Antarctica.
"Ciò che conta è riprendere la scena, quindi molto spesso l'attrezzatura non è il primo dei tuoi pensieri. I nostri kit passano l'inferno", afferma Sophie. © Disneynature

Ho letto un'intervista in cui dicevi che l'altezza ti aiuta nell'essere una direttrice della fotografia donna…

"Sì, sono piuttosto alta, ma questo è più che altro un impedimento durante le riprese, perché capita di passare molto tempo accovacciati nello spazio di un metro quadro. Posso garantirti che l'altezza è decisamente uno svantaggio. Penso di averlo detto con leggerezza… Nello stesso modo in cui ho detto che l'unico vantaggio che hanno gli uomini rispetto alle donne è che possono farsi crescere la barba quando fa freddo. Ci scherzo sopra, ma la questione è seria. Vorrei che ci fossero più donne che fanno questo lavoro, come Justine Evans, Sue Gibson e Julie Monière, che hanno un incredibile talento. Molte altre donne fantastiche si stanno facendo strada nel settore e credo che, se vedranno altre persone come me, diventerà più normale".

Sei mai stata vittima di sessismo, nella tua carriera?

"Non mi è mai passato per la testa di non poter essere una direttrice della fotografia naturalistica. Quando ho iniziato, non credevo che a Hugo importasse. A lui interessava che io avessi la giusta passione e un buon occhio, e ha ritenuto che fosse così. Sul campo, mi è capitato di vedere donne che trasportavano attrezzature al pari degli uomini, se non di più. Se hai l'interesse e la passione, non dovrebbe importare minimamente".

Quale consiglio daresti alle donne e agli uomini che vogliono emergere nel settore del cinema naturalistico?

"Quasi ogni giorno ricevo e-mail da persone che mi chiedono come fare per entrare in questo settore. È possibile seguire le mie orme? La risposta è no, perché il mio percorso è stato molto particolare. Tuttavia, ora che è possibile girare, montare e pubblicare i propri video, raccontare la propria storia, credo sia tutto più accessibile. Si possono avere degli ottimi kit a prezzi convenienti. L'obiettivo CN20x50 costa il giusto per il suo valore, ma usi una fotocamera Canon EOS 5D Mark IV, sei a cavallo. È un'ottima videocamera per girare con un obiettivo da 70-200 mm, ma non solo. Il segreto sta nella storia perché, alla fine, tutto riconduce a quella. Il mio consiglio è di uscire – l'unico modo per raccontare una storia è esserci dentro, non starsene a casa a guardare video su YouTube. Quella non è la soluzione".

Scritto da Emma-Lily Pendleton


Il kit di Sophie Darlington

Il kit essenziale per riprendere la natura

Sophie Darlington crouches in the snow with a Canon lens on a camera in front of a colony of penguins.

Obiettivo

Canon CN20x50 IAS H E1/P1

CN20x50 IAS H E1/P1, un Ultra-teleobiettivo CINE-SERVO, offre prestazioni eccellenti 4K, zoom 20x ed extender integrato 1,5x per un range di lunghezze focali senza rivali pari a 50-1000 mm (75-1500 mm con extender inserito). "Anche aggiungendo un moltiplicatore di focale da 1.5x, garantisce la massima nitidezza", afferma Sophie. "L'obiettivo CN20x50 garantisce la qualità dell'immagine giusta per il 4K".

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