Canon EOS 5D Mark IV
Questa fotocamera reflex digitale full-frame da 30.4 MP cattura ogni dettaglio, anche ad alto contrasto. Lo scatto continuo a 7 fps cattura il momento perfetto mentre il video 4K garantisce filmati ad alta definizione.
Budget editoriali sempre più ridotti, maggiore competizione e diffidenza da parte della stampa sono solo alcuni dei fattori che influiscono sul futuro del fotogiornalismo. Ma il potere della fotografia resiste e la tecnologia consente ai fotografi una libertà creativa mai raggiunta fino a oggi. Il mondo è assetato di narrazione visiva, ma riuscirà il fotogiornalismo a sopravvivere?
Per il famoso fotogiornalista Sir Don McCullin, il paesaggio è cambiato in modo irrimediabile dai giorni in cui alle sue storie fotografiche venivano dedicate decine di pagine stampate, tanto da portarlo a dichiarare: "Il fotogiornalismo sta morendo. I giovani sono incoraggiati a dedicarsi al fotogiornalismo ma per questo non c'è uno sbocco futuro: i giornali e le riviste sono molto più interessati alla ricchezza, al glamour e alle celebrità. Non vogliono persone che soffrono nei loro giornali. Non porta denaro ai proprietari. Il fotogiornalismo non si è perso, ma è stato messo comodamente da parte".
Abbiamo discusso della situazione attuale con fotogiornalisti e influencer che lavorano nel settore e abbiamo chiesto la loro opinione sul futuro del fotogiornalismo nell'era digitale.
"Direi che ci sono sempre stati troppi fotografi nel mondo, ma che quelli bravi non sono mai stati troppi. Ma anche per quelli di noi che lavorano su progetti interessanti dal punto di vista sociale, è difficile trovare un pubblico: penso che uno dei motivi sia il fatto che esistono troppe distrazioni.
"Non ho deciso di diventare un fotografo, è semplicemente successo. Volevo raccontare delle storie e denunciare le violazioni dei diritti umani ed essere un giornalista. Il fatto che nessuno stia ad ascoltare non significa che tu debba fermarti. Anzi, è vero il contrario. Il fatto che nessuno stia ad ascoltare significa che devi fare di più, senza fermarti mai.
"La cultura della celebrità è in realtà una malattia. Desiderare di essere famoso è un disturbo mentale, ma noi non lo riconosciamo. E adesso è diventato quasi endemico e perfino i fotografi devono essere celebrità invece che giornalisti. E naturalmente è pericoloso".
"Gli incarichi sono cambiati ed è abbastanza raro che ti mandino da qualche parte per mesi per lavorare su un solo progetto. In generale, se vuoi lavorare su progetti a lungo termine, devi investire anche i tuoi soldi.
"Quando le immagini di Don McCullin venivano pubblicate sui giornali, erano le immagini a fare notizia, ora se scatto una foto al funerale di Nelson Mandela, ad esempio, ci sono altri 300 fotografi lì con me. Ci sono talmente tante immagini che non riuscirai mai a scattare una foto davvero iconica. È cambiato molto. Non sei più l'unico a scattare foto: ci sono i tuoi colleghi e ci sono gli altri con i telefoni.
"Non penso che un'immagine singola perderà mai il suo potere. Le immagini singole, per me, sono così forti. Posso guardare una singola immagine e non dimenticarla mai più. Ma ci sono nuovi modi di raccontare una storia, con i telefoni, con esperienze online interattive e realtà virtuale, per questo è importante scoprire quale mezzo è più adatto alla storia che vuoi raccontare".
"Credo che oggi siamo più liberi che in passato. Innanzitutto grazie alla tecnologia e in secondo luogo perché i giovani fotografi, e io stesso, non ci preoccupiamo in realtà dei giornali come succedeva prima. Ci siamo liberati dai giornali, così adesso possiamo raccontare le nostre storie come vogliamo.
"Uno dei pericoli è ora che i fotografi sono diventati degli obiettivi nei conflitti. E credo che si ha paura, non si è in grado di fare bene il proprio lavoro.
"Io credo nelle storie: penso sempre, 'racconta una storia', non limitarti a scattare una foto. Non cerco di dare delle spiegazioni con la fotografia, perché non so tutto. Quello che posso fare è tradurre emozioni. Io credo più nelle emozioni che nella razionalità. Non voglio dire "le cose stanno così" o "le cose stanno in quest'altro modo". Voglio che chi guarda prima senta qualcosa e poi spero che si faccia delle domande. E dovrà trovare le risposte da solo".
"Quando ho cominciato, la fotografia giornalistica era una professione "vecchio stampo", ma oggi è completamente diversa. Non si tratta più di tecnica, ma di raccontare delle storie e oggi le opportunità di raccontare delle storie sono infinite. Se sei un fotografo abituato a stare seduto nell'ufficio del giornale ad aspettare che il lavoro ti cada addosso, quello sta morendo. Ma se sai raccontare delle storie, direi che hai un futuro brillante davanti a te.
"Grazie al fatto che il lavoro dipendente non è più molto diffuso, il fotogiornalismo è più democratico. Tutti possono farlo, non soltanto quelli che lavorano per i giornali.
"Oggi possiamo scegliere se vogliamo creare una storia visiva, un video, un audio o se vogliamo scrivere una storia. La nuova generazione di fotogiornalisti lavorerà in un modo completamente diverso rispetto a tutti quelli che li hanno preceduti. Conoscono le possibilità di lavorare con i social media e non sono bloccati sulla sola fotografia. Come si vede dappertutto, la narrazione visiva sta diventando sempre più importante. Chi è bravo a creare storie visive sopravviverà".
"Il fotogiornalismo non sta attraversando un momento felice, direi. La tecnologia e l'era digitale sono state come un vero e proprio terremoto per il fotogiornalismo. Tutti hanno un telefono e tutti scattano foto. Tutti si considerano dei fotografi ora. Questo ha influito in modo sostanziale sul fotogiornalismo.
"Il mercato è letteralmente inondato da immagini e i prezzi sono crollati. Il prezzo pagato per un'immagine online è davvero bassissimo. I giornali possono accedere alle fotografie in così tante aree differenti che questo ha profondamente cambiato il modo in cui impiegano e usano i fotografi. I fotografi assunti come dipendenti sono sempre di meno e il loro stipendio è sempre più basso, soprattutto nella fotografia editoriale e in quella sportiva.
"Per mantenerti con la fotografia, devi pensare a modi diversi di finanziarti, ad esempio fare dei lavori pubblicitari per poter poi partire per andare a fotografare la crisi dei rifugiati per un mese o due".
"Ormai da molto tempo è opinione comune che il fotogiornalismo sia morto, eppure, in qualche modo in realtà sopravvive. È ancora vivo e vegeto, forse non così in salute come ai tempi di Don McCullin, ma è ancora importante. Non ha l'impatto che aveva una volta e non lo avrà mai più. Il motivo è che è stato se non sostituito, per lo meno "aumentato" da altre tecnologie. Penso che la fotografia svolgerà sempre un ruolo importante, ma se esistono altri modi di raccontare delle storie visive, va bene così.
"La sfida più grande che dobbiamo affrontare è essere credibili. Basta pensare a quanti fatti ovvi vengono messi in dubbio oggi. La nostra sfida più grande è navigare in questo ambiente e lottare per essere ritenuti credibili e considerati una fonte di informazioni attendibile. Non ho ancora capito in che modo è possibile rendere le notizie più attendibili. L'unica cosa che possiamo fare è lavorare bene. Questo significa fare ricerche, porre le domande giuste e tentare di rappresentare gli avvenimenti in modo equo".
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Il kit essenziale usato dai professionisti per scattare le loro foto
Questa fotocamera reflex digitale full-frame da 30.4 MP cattura ogni dettaglio, anche ad alto contrasto. Lo scatto continuo a 7 fps cattura il momento perfetto mentre il video 4K garantisce filmati ad alta definizione.
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