La creatività è la linfa vitale del lavoro di un fotografo. Quando si ha spirito di innovazione, in genere si attirano più clienti e si realizzano progetti che sembrano più appaganti e piacevoli da realizzare. Ma cosa succede quando si attraversa una fase di burnout creativo?
Anche se può essere difficile da definire, i sintomi del burnout possono tendere verso i segni di un esaurimento fisico, emotivo e creativo quando si parla di lavoro. Non si hanno più idee e si prova una grande preoccupazione per le conseguenze, e può volerci molto tempo per riprendersi. Chi ha una carriera artistica è spesso a rischio e sapere cosa fare può essere difficile se si necessita di continuare a lavorare in studio o sul campo per mantenere un flusso costante di entrate.
Un numero sempre crescente di fotografi si trova ad affrontare forti pressioni, come la continua creazione di nuove opere, l'allungamento degli orari di lavoro, l'esecuzione di incarichi emotivamente impegnativi in ambienti difficili, il mantenimento di un'attività in un settore competitivo e la gestione di clienti esigenti. A ciò si aggiunge la necessità di creare contenuti rilevanti per i social media. Essere costantemente creativi potrebbe sembrare troppo impegnativo, ma è importante mantenere viva la passione per questo mestiere nonostante tutto.
Anche i fotografi professionisti con anni di esperienza possono sperimentare il burnout creativo: abbiamo chiesto a due Canon Ambassador di condividere la loro esperienza. Wanda Martin, fotografa ungherese di moda e ritratti che vive a Londra, ha un portfolio di clienti che comprende Dior, Atlantic Records e Burberry. Il fotografo naturalista svedese Jonas Classon è affascinato dagli uccelli e i suoi pluripremiati scatti sono stati esposti in tutto il mondo.
Di seguito ci spiegano come riconoscere i sintomi di una crisi di creatività, fornendo consigli su come riprendersi dal burnout e come evitarlo.
AZIENDE
Combattere il burnout creativo: consigli per far ripartire l'immaginazione
Identifica i sintomi del burnout
Un classico sintomo di burnout da tenere d'occhio è una fotografia che diventa priva di immaginazione e smette di evolversi. Wanda si è trovata intrappolata in un ciclo ripetitivo, durante il quale ha iniziato involontariamente a scattare sempre nello stesso modo per i clienti: un segno di burnout creativo dopo periodi di lavoro intenso.
"Ho iniziato a creare contenuti editoriali simili e a riproporre le stesse pose, gli stessi angoli e le stesse luci, il che è fantastico fino a un certo punto, quando puoi dire che emerge la tua originalità, il tuo stile distintivo e la tua estetica", continua. "Ma c'è una linea molto sottile tra avere uno stile e risultare noiosi e ripetitivi".
Jonas, invece, ha sofferto di burnout a seguito della notevole pubblicità ricevuta per il suo secondo libro e per la sua fotografia dell'allocco di Lapponia, Night Hunter, che ha vinto il primo premio nella categoria Animali nel loro ambiente in occasione dei Siena International Photo Awards 2020.
"Ero esausto e non riuscivo a realizzare nulla di creativo; è stato come un blackout", racconta. "Non ero pronto per questo tipo di attenzione, perché quando è stato lanciato il secondo libro, ero nel bel mezzo del mio percorso creativo: realizzavo libri, mostre e conferenze e tutto era davvero divertente e normale. Poi all'improvviso tutto è diventato molto reale e molto amplificato.
"Ho partecipato a 10 diversi programmi televisivi in Svezia, ho rilasciato interviste in tutto il mondo e ho ricevuto richieste per realizzare grandi mostre e conferenze a livello internazionale. Non me lo aspettavo e tutti mi chiedevano: "Quale sarà la tua prossima mossa?". Non sapevo cosa rispondere. Ho deciso di non cercare di confrontarmi con quello scatto perché penso che quando succede una cosa del genere, devi solo continuare sulla strada che già stavi percorrendo".
Redline Challenge
Riscopri la tua strada dopo un burnout creativo
Jonas ha affrontato il problema e si è ripreso immergendosi nella calma atmosfera della natura, l'ambiente che inizialmente ha ispirato il suo lavoro.
"Il modo in cui ho superato il blocco è stato quello di uscire nella natura, trovare la pace nella mia anima per riprendermi e ascoltare i miei pensieri", afferma. "Avevo bisogno di un po' di tempo per riflettere su ciò che stava accadendo e su ciò che stavo facendo, per ritrovare la mia strada. Non ho toccato la macchina fotografica per sei mesi. Non riuscivo. Era impossibile perché mi venivano gli attacchi di panico. Avevo accumulato una grande quantità di aspettative che dovevo soddisfare.
"Dopo sei mesi passati a pensare e a lavorare nella natura, mi sono reso conto che non dovevo cambiare nulla e che dovevo cercare di percorrere la stessa strada che avevo percorso negli ultimi 10 anni. La mia soluzione era spegnere il computer, lasciare la macchina fotografica e uscire nella natura", aggiunge.
Ricomincia a fotografare per te stesso
Il lockdown per il Covid-19 ha dato a Wanda l'opportunità di rivisitare un progetto personale che ha riacceso la sua scintilla creativa. "Creare durante il lockdown mi ha aiutato a capire che in precedenza mi ero concentrata troppo sul lavoro commerciale e questo aveva portato a lavori fotografici ripetitivi", racconta. "Ho lavorato come fotografa professionista per 14 anni e, durante il lockdown, ho avuto la possibilità di riscoprire le mie radici e di lavorare a questo specifico progetto personale e concettuale chiamato Songs of Innocence and Experience. Ero da sola e avevo molto tempo libero a disposizione".
Il progetto è un collage di autoritratti che Wanda descrive come "una riflessione sull'amore postmoderno" e che le ha permesso di esprimere ed esplorare il suo rapporto con l'amore come una forma di arte-terapia. Una volta che prendi in mano la macchina fotografica solo per te stesso, senza pressioni, afferma, inizi a sperimentare tecniche che di solito non proveresti.
"Potevo provare nuove tecniche fotografiche, a volte anche molto fai-da-te, e sperimentare senza la responsabilità di soddisfare le aspettative di un cliente. Creavo solo per il gusto di creare", ricorda Wanda. "Stranamente, anche se era un periodo di isolamento e chiusure, ho avuto molta libertà e la fotografia è tornata a essere la mia via di fuga. Mi sono sentita molto libera, proprio come quando mi sono innamorata della fotografia per la prima volta a 17 anni".
Cattura il minimalismo nella fotografia
Ritagliati del tempo per gli hobby per evitare il burnout
Ritagliarsi del tempo per gli hobby è un aspetto che entrambi i fotografi ritengono fondamentale per avere una nuova visione del proprio lavoro. Jonas trova nella pesca il modo di liberare la mente per tornare alla sua macchina fotografica con nuovo spirito.
"Quando passi 10 ore in barca a cercare di pescare, inizi a pensare in profondità, non solo a creare e produrre. Liberi la mente e crei uno spazio nella testa", afferma. "Per me è stato utile ritagliarmi dei periodi di tempo e di spazio, perché è lì che vengono le idee migliori. Trova qualcosa che puoi fare, riposa la tua mente in modo creativo e trova la pace interiore e il silenzio assoluto".
Wanda è d'accordo, ma trova conforto nell'uscire e incontrare altre persone. "Trovo molto utile mettere da parte il lavoro per qualche ora, giorno o a volte anche per un paio di settimane e uscire a vedere concerti, film, spettacoli teatrali, mostre e viaggiare, oltre a socializzare, incontrare persone e parlare", afferma l'autrice. Anche se questo non sembra direttamente un lavoro, è comunque profondamente stimolante e puoi considerarlo come parte della tua ricerca e allo stesso tempo serve per ricaricarti".
"Credo che il burnout si verifichi quando si perde la passione per ciò che si ama di più. Quando la fotografia diventa un lavoro invece che un hobby, è questa la parte difficile: quando devi guadagnarti da vivere, pagare le bollette e a volte dire di sì a lavori che non sono necessariamente appaganti dal punto di vista creativo. Credo che la cosa più importante sia scattare progetti per te stesso, per la tua felicità e la tua consapevolezza".
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